Trump e Musk, un binomio inaspettato, salgono al potere del primo Impero globale ormai in fase decadente. Una configurazione politica dal potenziale di cambiamento socio-economico e geopolitico molto elevato, che offre anche un certo gusto da “avanspettacolo” per chi osserva da amatore: le prime mosse politiche, gli indirizzi impliciti, le modalità comunicative informali e assertive. È già diventata “iconica” la presenza del figlio di Trump, X Jr, durante la conferenza in cui il presidente chiede a Musk di elencare dove il suo gruppo di lavoro — formato da “supergeni” — abbia individuato la prima corruzione negli apparati burocratici statunitensi.

Un governo, quello del duo, che si impone sulla scena con l’obiettivo di fare grande l’America ancora: un’autodichiarazione di declino già in corso, basata su un programma antitetico rispetto a quello che in USA e in Occidente ha caratterizzato l’azione politica Dem-Liberal. Diritti civili delle minoranze etniche e sessuali, difesa della vaccinazione globale Covid a traino OMS e Ministero della Salute USA, prosecuzione delle guerre ai regimi anti-americani con miliardi all’industria bellica, collaborazione internazionale e multilateralismo, neoliberismo-globalismo avanzati, laicità se non avversione religiosa, volontà di regolare la comunicazione nei contenuti e nei modi del politicamente corretto: tutti elementi che componevano l’immagine di un’America universale.

La conseguenza è che, per definirsi in contrapposizione a questi valori, Trump ritorna al governo nel suo secondo mandato insieme a un tecnocrate miliardario visionario, imprenditore tecnologico e semi-genio sregolato. I due appaiono uniti in una sorta di consolato romano moderno e rappresentano le due facce di un Giano bifronte che parla allo stesso sostrato sociale: l’America “WASP”, bianca, protestante, pragmatica e industriale.

L’attuale svolgersi delle cose porta con sé una patina di tragedia da “ultimi tempi” che si mescola a comicità, trasformando la politica in una farsa abitata da personaggi sempre più clowneschi, con le loro stranezze e stravaganze, e da un pubblico che accetta tutto perché sente, nel suo inconscio di popolo, di trovarsi sul margine di grandi cambiamenti. Così Musk ammette di fare uso di droghe*, Trump parla di voler “conquistare” Groenlandia, Canada, Panama, mentre Stati come la Siria cadono senza fare rumore e la guerra in Ucraina — con 1,5 milioni di morti — sembra riducibile a un “deal” da piazzista abituato agli affari del cemento newyorkese.

Ma quale società porta al potere e sostiene una coppia del genere? Un’America disillusa e decadente, che cerca un outsider capace di scuoterla dal torpore. Il simbolo di questo torpore è stato Biden, con le sue assenze ripetute sui palcoscenici mondiali: un presidente fantoccio, sostenuto solo da burocrazie, ideologie e apparati Democratici.

La classe media bianca e anglosassone, nella sua muscolarità, vuole invece dare una scossa e investe con il voto due “potenti” incaricati di superare l’“inverno” Dem-burocratico, per sciogliere le acque della Repubblica a stelle e strisce e aprire a una primavera “MAGA” che riporti l’America alla sua grandezza, almeno ideale, con — o meglio senza — l’Occidente.

Il passato offre già esempi di configurazioni bicefale: Roma con Cesare e Crasso, gli esploratori finanziati dalle Corone, Churchill con i capitali di J.P. Morgan. La differenza odierna è che le sfide “di frontiera” si basano su tecnologie capaci di generare un “superuomo”: multiplanetarietà, intelligenza artificiale che può superare l’umano, non solo distruggendolo come la bomba atomica, ma trasformandolo. Tutto questo è presentato a un’opinione pubblica modellata, persino violentata, da anni di propaganda — dalle misure Covid alla guerra in Ucraina, dalle guerre in Afghanistan e Iraq alla risposta israeliana in Palestina — e che ora, mossa dalla rabbia di essere stata ingannata, invoca una potenza di espressione libera e sfrenata.

Per questo la cittadinanza, uniformata dalla frustrazione collettiva, cerca un rapporto diretto con i suoi “liberatori”-leader. Da qui il saluto istintivo di Musk, che riprende gesti plastici dai richiami nazionalisti appartenuti agli estremismi del passato, inscritti però nella dinamica del contatto immediato tra leader e popolo.

La partita politica della coppia si fonda oggi sulla totale ignoranza (voluta o meno) del valore delle strutture democratiche e istituzionali. I due usano dinamiche di mercato, potere personale e capacità individuali per gestire la cosa pubblica, che invece dovrebbe reggersi su concetti come Legge e Stato, creati per mitigare gli eccessi e mantenere distanza dal potere personalistico. Le strutture della Res-Publica statunitense restano comunque presenti e si riorganizzano per arginare ciò che appare come un potere eccessivo: magistratura, giudici, stampa, organismi internazionali.

La storia insegna che la decadenza di Babilonia o Roma si estirpava cercando colpevoli e usando fuochi purificatori. Trump, che si dichiara pacifista, cerca comunque “nemici” simbolici: chi è in deficit con gli USA, chi non paga la NATO, chi invade i confini illegalmente. Il motto “pace attraverso la forza” sembra allora solo una superficie di promessa, sotto la quale si muove intatta la lotta di nuovi e vecchi poteri.

*https://www.reuters.com/business/healthcare-pharmaceuticals/musk-defends-his-ketamine-use-beneficial-investors-new-video-2024-03-18/

Una replica a “Trump & Musk. Il duo alla guida dell’Impero”

  1. […] dei binomi potere-tecnologia (come recentemente avvenuto per gli USA con il governo Trump-Musk https://peripatetico.net/2025/02/21/il-duo-alla-guida-dellimpero/). Si può anticipare che alcuni Stati adotteranno l’automazione su larga scala, mentre altri […]

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